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The Sun: seguono il loro cuore e si affidano alla luce

24.01.2013 15:10

 

 

In questi giorni siamo riuscite ad intervistare i The Sun.

Alcuni di voi già li conoscono, ma per chi ancora non li conoscesse, sono una rock band cristiana formata da quattro ragazzi di Thiene (VI).

 

Ci sono stati dei cambiamenti particolarmente evidenti nel vostro stile musicale in questi ultimi anni? A cosa sono dovuti?

I cambiamenti che si profilano nella vita di ogni giorno sono tantissimi, dal nostro aspetto biologico esteriore ed interiore, fino ai nostri sentimenti, tutto si modifica di continuo.
Di conseguenza lo stile musicale di una band, come i THE SUN, che suona da 15 anni e che ha prodotto numerosi album con decine e decine di brani, non può che modificarsi nel corso della storia.
Spesso sento fan o addetti ai lavori criticare aspramente lo stile e le produzioni discografiche dei loro artisti preferiti, band che magari hanno alle spalle carriere decennali e milioni di dischi venduti.
Io credo personalmente che le motivazioni della nascita di un brano o di un intero disco, vadano indagate in maniera profonda e particolare, al di là di un semplice "mi piace" o "non mi piace", o delle leggi imperanti 
del marketing e della promozione discografica.
Il cambiamento nel nostro caso è avvenuto alla luce di una nuova consapevolezza. Dopo una crisi, sia personale che spirituale, affrontata dalla band alla fine della tournèe del 2007, abbiamo sentito il bisogno di affrontare una nuova sfida.
I THE SUN, già SUN EATS HOURS, hanno prodotto dischi con testi in Inglese dal 1997 al 2007. Quindi al primo punto abbiamo deciso il COME avremmo prodotto nuove canzoni; la risposta è stata semplice: per mettersi a nudo e raccontare 
la propria storia era necessario scrivere nella propria lingua madre, ovvero l'Italiano.
Come secondo punto abbiamo pensato a che COSA avremmo dovuto dire, ovvero parlare dal profondo del cuore della nostra esperienza, senza mezze misure . Ed è così che abbiamo cominciato la stesura del nostro primo disco in italiano, SPIRITI DEL SOLE.
Il resto è storia...

 

Il mese scorso avete festeggiato i vostri 15 anni come band. Raccontateci come è ritrovarsi dopo tutti questi anni ancora assieme?

Quindici anni insieme sono una tappa importante, soprattutto per un gruppo di ragazzi ancora relativamente giovani. La band nel corso degli anni ha subito qualche cambiamento, ma da circa un decennio la formazione si è definitivamente
assestata. Solo grazie all'amicizia e alla sincerità che ci proietta in questo progetto, è stato possibile legare 4 personalità così diverse come le nostre. Non si contano i ricordi, le risate, le gioie, le difficoltà, gli aneddoti, le facce delle migliaia di persone che abbiamo conosciuto, l'amore di chi è passato e magari ci ha ritrovato in una nuova veste, i fan vecchi e nuovi, gli amici di una vita.
Il concerto per i nostri 15 anni come band è stato un evento straordinario, un'emozione che per noi andrà ben aldilà dello spazio e del tempo.

 

Dopo il vostro cambiamento da “Sun East Hours” a “The Sun” alcuni dei vostri fan hanno continuato a seguirvi?

Molti dei nostri fan erano ragazzi come noi alla fine degli anni '90. Siamo cresciuti insieme a loro, non solo musicalmente ma anche a livello umano e personale. Ci siamo trasformati da adolescenti a uomini e donne che vivono vite molto
diverse, ognuno nella propria realtà di appartenenza, ma comunque straordinarie nella loro poliedricità. Ciascuno di noi è chiamato al massimo impegno quotidiano affinchè la nostra vita si rifletta in qualcosa di buono anche per chi ci circonda. Non importa l'attività di cui ci occupiamo, qualsiasi cosa può essere fatta con passione, dedizione e amore. Molti dei nostri fan che sono cresciuti con noi seguendo da vicino la nostra storia ed evoluzione sono rimasti con noi e questo è fonte di grande gioia per la band. Altri che non hanno capito i motivi profondi delle nostre scelte non ci seguono più. In generale possiamo dire di avere notato una profonda crescita personale in chi ci seguiva ed ha continuato a farlo.

 

Che rapporto avete con loro?

Un rapporto davvero fantastico. Spesso alla fine dei concerti passiamo parecchie ore a salutarci e a discutere con loro delle cose più disparate. Forse tutto questo affetto è dovuto al fatto che i nostri canali di comunicazione, il sito e i social network in primis, sono gestiti direttamente da noi. Cerchiamo di fare il possibile per stare in contatto con quanti ci scrivono o ci stanno vicino attraverso i messaggi, i video, le foto e quant'altro. Ci sentiamo davvero amati e di questo siamo profondamente grati a tutti. 

 

Siete stati testimoni della campagna “A Natale ritorna alle origine” per il sostegno di Betlemme, come è andata?

E' stata un'esperienza semplicemente strepitosa. Non avevamo la minima idea di come si sarebbero evolute le cose. Noi ci siamo semplicemente prestati a questo servizio, seguendo il nostro cuore e affidandoci alla luce, alla buonafede e alla bontà d'animo di chi ci circonda. Vogliamo ringraziare pubblicamente i tantissimi che ci sono stati accanto in questa operazione. Molti hanno donato un contributo anche direttamente ad ATS Pro Terra Sancta attraverso bonifici e bollettini postali. E' stato un segno di solidarietà senza eguali, arrivato direttamente nelle mani dei più bisognosi.

L’anno scorso siete ritornati in Terra Santa in cui avete tenuto anche dei concerti, raccontateci come è andata.

 

Ecco hai detto bene: ritornati. Si perché la storia che ci lega alla terrasanta è davvero speciale e il nostro primo viaggio in realtà risale al 2011.
Mi scuso con i lettori se mi dilungherò un pò nel racconto dei fatti, ma questa storia è davvero emozionante e fondamentale per ciò che ne è derivato. Era l' Ottobre del 2010 e ci trovavamo tutti insieme a Mallorca, un posto davvero molto caro a tutta la band.
Poco prima di lasciare l'isola alla volta di Barcellona, dove avremmo dovuto girare il video di "Non ho paura", singolo contenuto in "Spiriti del sole", decidemmo di scrivere una lettera; una sorta di preghiera rivolta a Dio per ringraziarlo di quanto avevamo vissuto e ricevuto durante quell'estate magnifica appena trascorsa.
Tra le altre cose scrivemmo al "Mister" che se avesse avuto bisogno di noi da qualsiasi parte del mondo, per qualsiasi cosa, ce lo avesse fatto sapere nei modi e nei tempi da lui decisi.
Esattamente un mese dopo, a Novembre, arrivò un' e-mail da parte di  un certo Abuna Mario Cornioli, un giovane prete italiano che vive e opera a Betlemme. Nell'e-mail Abuna, come lo chiamiamo noi affettuosamente, ci invitava in terrasanta per fare un concerto il primo do Marzo in favore della pace, contro il muro di divisione eretto dallo stato di Israele.
Tra lo scetticismo e l'incredulità decidemmo di rispondere affermativamente all'invito. Ciò che è successo dopo, è quanto di più bello ci potesse capitare: abbiamo suonato ovunque: in teatro, per la strada, presso i check-point, di fronte al muro, abbiamo conosciuto una realtà difficile e persone straordinarie, dei grandi compagni di viaggio e degli amici profondi.
Come dico spesso, pensavamo di dover dare e invece abbiamo Dovuto ricevere...
 
Nel 2012 la storia si è ripetuta, ma ad un livello superiore di impegno professionale in qualità di musicisti. Abbiamo suonato a Nablus, a Taybee in occasione dell' Oktoberfest, a Beit Sahur e in molte altre realtà locali come  scuole, ospizi e ospedali per l'accoglienza di malati, diversamente abili e meno fortunati.
Non trovo le parole giuste per descrivere tutto ciò, forse perché in realtà potrebbero essere fin troppe e non vorrei tediare quanti stanno leggendo o leggeranno queste righe.
Credo tuttavia che entro breve tempo pubblicheremo un report attraverso i nostri canali web, per raccontare nel dettaglio questa storia meravigliosa.

 

Serena, Beatrice e Martina